Mobilità. È il collante che unisce città, società e civiltà. Ciò che soltanto fino a due mesi fa rappresentava una necessità nelle nostre routine quotidiane è stato (almeno temporaneamente) interrotto al punto che le stime parlano di una riduzione dell’80-90% di passeggeri intercity nel 2020.
Tuttavia, data la portata e gli effetti dell’emergenza Covid-19 a scala urbana e globale sulla circolazione delle merci e sulla mobilità urbana, si è iniziata a intravvedere un’opportunità per affrontare insieme:
1) le necessità in materia di salute pubblica a breve termine
2) la sfida di garantire un ambiente più sostenibile per il futuro.
Nei contesti specifici di paesi, regioni e città che hanno “appiattito la curva” e stanno superando il picco della crisi pandemica, ci sono esempi di progettazione urbana che stanno cercando di impedire il ritorno all’utilizzo diffuso e indiscriminato di auto singole, per attrarre passeggeri verso il trasporto pubblico e per incoraggiare forme di trasporto attivo (a piedi, in bicicletta).
Milano, città senza auto
Milano, cuore della regione Lombardia e del nord Italia, è stata una delle aree più colpite dalla crisi Covid-19. Ed è proprio qui che, mentre il Paese inizia a riaprire lentamente alcuni tipi di attività per la “fase 2”, si è intravista un’opportunità unica – ovvero possibile solo a seguito di una crisi come questa che abbiamo vissuto – per tentare di sottrarre la città all’egemonia e alla dipendenza delle automobili.
Milano ha annunciato che durante l’estate verranno trasformate 35 km di strade, con una rapida e sperimentale espansione dello spazio per ciclisti e pedoni in tutta la città, per proteggere la salute e la qualità della vita dei residenti dopo l’abolizione delle restrizioni dettate dal contrasto al Covid-19.
“Abbiamo lavorato per anni per ridurre l’uso dell’auto. Se tutti guidano un’auto, non c’è spazio per le persone, non c’è spazio per muoversi, non c’è spazio per attività commerciali al di fuori dei negozi. Certo, vogliamo riaprire l’economia, ma pensiamo che dovremmo farlo su una base diversa da prima”.
Marco Granelli, assessore alla mobilità città di Milano
A Berlino si progettano piste ciclabili pop-up
La Germania, che ha iniziato test diffusi e ordini preventivi di permanenza a casa, è stata vista come uno dei modelli globali per stabilizzare la pandemia e garantire un ritorno metodico alla normale attività economica.
Nel caso del quartiere berlinese di Kreuzberg, sono state introdotte le piste ciclabili “pop-up” come soluzione creativa per garantire il distanziamento sociale e prevenire un aumento dell’utilizzo di auto singole: le corsie “pop-up” consistono nell’allargamento temporaneo di due piste ciclabili, che aiuta i ciclisti a mantenere la distanza necessaria di 1,5 metri, per tutto il periodo in cui il traffico automobilistico era stato limitato dalle restrizioni di contrasto al coronavirus.
Un progetto pilota che è già stato considerato un successo, che ha migliorato la sicurezza in bicicletta senza ostacolare il traffico, tanto che nelle prossime settimane – nella “fase 2” – è previsto un ampliamento del progetto su ulteriori strade di Kreuzberg, ma anche nei distretti di Schöneberg e Tempelhof.
Altre tendenze in corso nel trasporto pubblico, nella mobilità condivisa e nel telelavoro
In questo tempo, stiamo anche assistendo a trasformazioni della mobilità urbana che cambieranno il tessuto stesso delle città e degli spostamenti di merci e persone per i decenni a venire.
Sono 3 gli aspetti che devono essere riallineati e ridisegnati:
- trasporti pubblici,
- micromobilità,
- “remote working” (lavoro a distanza).
Il trasporto pubblico, per rimanere coerente con la propria missione e tornare ad esercitare il proprio ruolo centrale nello spostamento del maggior numero di passeggeri negli ambienti urbani, dovrà garantire uno spazio sociale sufficiente per il distanziamento sociale: autobus, treni e metropolitane dovranno essere riconfigurati di conseguenza. Sarà inoltre necessario attuare adeguate procedure per l’igiene delle mani e procedure di pulizia più frequenti nelle stazioni, per tornare ad attrarre passeggeri.
La mobilità condivisa, car sharing e servizi di trasporto a chiamata, ma anche la micromobilità, sono ormai componenti fondamentali dell’ecosistema della mobilità urbana.
Mentre ogni singola modalità sarà influenzata in modo diverso dalla crisi, il ritorno alla “normalità” dovrebbe presupporre una migliore analisi della fattibilità commerciale a lungo termine di ciascuna soluzione. Va prendendo forma l’ipotesi che le città possano sovvenzionare l’evoluzione della micromobilità, anche se questa proposta dovrà attendere riscontri di come i diversi modelli dovranno modificarsi – dopo un primo periodo di test – per adattarsi adeguatamente al contesto urbano.
Il lavoro a distanza, attualmente utilizzato da molte aziende durante la crisi per gestire le comunicazioni e il lavoro regolare, diventerà sempre più comune in futuro.
Man mano che i manager si rendono conto che molti compiti non richiedono la presenza fisica davanti a una scrivania o in un cubicolo, il ritmo quotidiano dei picchi di movimento dei pendolari nelle città troverà nuovi equilibri. Potremmo assistere a picchi di movimento del traffico nelle città diversi durante il giorno, ma anche alla ridistribuzione della rete stradale e delle reti di trasporto pubblico conseguente uno cambiamento generale nell’uso dell’auto privata per trasporto individuale in periodi di tempo specifici.
Le previsioni di una percentuale più elevata di lavoratori a distanza, comunque, renderanno ogni modifica della mobilità molto fluida, quindi potrebbe non essere misurabile nel breve periodo.
Conclusioni
Il panorama della mobilità urbana condivisa, prima della crisi Covid-19, ha registrato momenti repentini di sviluppo e altri di interruzione negli anni 2019 e 2020. Oggi, mentre l’Europa e le altre regioni del mondo iniziano a disegnare una “nuova normalità” – e quindi iniziano a ripartire le loro economie – la propensione al cambiamento potrà soltanto aumentare.
Ciò dimostra, una volta di più, che le crisi portano anche grandi opportunità e – nel concentrarci a garantire anzitutto la salute pubblica per prevenire eventuali nuove ondate di pandemia – dovremmo incoraggiare più che mai i passeggeri a favorire il trasporto pubblico, prevenire l’abuso di auto singole per spostamenti individuali e utilizzare questo tempo per pianificare un futuro di ecomobilità.
[Contributo di Scott Shepard per The Urban Mobility Daily]