I Camp sono la formula più innovativa dell’offerta formativa SIMTUR, sviluppata in collaborazione con Aree protette, GAL, Comuni e Università che hanno accettato la sfida di disegnare un catalogo di alta formazione “su misura dei territori”.
Un percorso multidisciplinare di alta formazione che intende trasferire un insieme di competenze e conoscenze necessarie per “abilitare il futuro“, accompagnando la transizione ecologica e affrontando le sfide della sostenibilità: economia circolare, riorganizzazione degli spazi urbani, ideazione di nuovi modelli di produzione, consumo e trasporto, ma anche strumenti di progettazione partecipata, innovazione sociale, comunicazione, sensibilizzazione, educazione e integrazione dell’offerta territoriale per consentire lo sviluppo di destinazioni turistiche omogenee (e «piccole patrie»).
I Camp: singolari plurali
I Camp rappresentano nell’insieme un unico percorso formativo, ma ciascuno può essere frequentato singolarmente per acquisire competenze specialistiche e verticali, definite di concerto con i territori che – attraverso la call4camp pubblicata a novembre 2021 – hanno inteso attivarsi per definire una traiettoria di futuro, analizzando i fabbisogni formativi e individuando le competenze più funzionali allo sviluppo locale.
«Sono la sintesi ideale del motto “pensare globalmente e agire localmente” – spiega Federico Massimo Ceschin che li ha ideati – perché quando si parla di transizione ancora troppo spesso si pensa al Pnrr, a investimenti strutturali e grandi finanziamenti, perdendo di vista che il cambiamento necessario è culturale e sociale, prima di essere digitale e green: i 4 ingredienti fondamentali della transizione sono coraggio nelle scelte, partecipazione, pianificazione e competenze. In altre parole, è richiesta un’evoluzione della classe dirigente del Paese, partendo dal ruolo di governanti e amministratori per motivare gli attori economici e rendere consapevoli i cittadini, che con le loro azioni quotidiane possono contribuire alla costruzione di nuovi orizzonti e nuove traiettorie. I Camp fanno quindi perno sull’innovazione sociale, supportata dalla tecnologia, per attivare processi partecipativi, aggiornare i saperi e affrontare il futuro ripartendo dalle comunità».
Una formula didattica intensiva, residenziale, esperienziale
Il disallineamento delle competenze è la causa di fondo del mancato incontro tra esigenze delle imprese, occupabilità dei talenti e opportunità di sviluppo sostenibile. Quali conoscenze servono per attivare un così radicale cambio di paradigmi senza disorientare il sistema economico e sociale? Una possibile risposta giunge da Gaia Ferrara, che dei Camp coordina la didattica: «Serve anzitutto un approccio integrato alle diverse dimensioni di crisi che affliggono la società, per comprenderne le dinamiche e abbandonare il qualunquismo per recuperare un tessuto di fiducia. Le comunità locali hanno sempre posseduto gli anticorpi per superare i periodi di difficoltà, ma anche per attivare le leve necessarie a concepire proposte e passare all’azione attraverso soluzioni che sappiano tenere in considerazione coesione sociale, benessere e costruzione di futuro: oggi è richiesto un supplemento di sensibilità nei confronti di fattori che fino a ieri sono apparsi inusuali, infruttiferi, scontati o addirittura limitanti, come l’ambiente, il paesaggio, l’equilibrio tra dimensioni urbane e zone rurali, le stagioni, i cicli produttivi, il cibo, l’impiego delle risorse, le energie e persino la felicità delle persone».
A questo scenario vorrebbero rispondere i Camp, attivati in tutta Italia già da questo “anno zero”. Ciascun territorio ha espresso un fabbisogno, un desiderio, un sogno di proiezione nel futuro. E SIMTUR ha disegnato una serie di percorsi innovativi e trasversali che coinvolgono istituzioni locali, aree protette, gruppi di azione locale, enti di ricerca e organizzazioni territoriali in grado di contribuire alla definizione di una molteplicità di profili professionali necessari per accelerare la transizione verso la sostenibilità, senza lasciare indietro nessuna delle tre dimensioni – sociale, economica e ambientale – e per favorire il più fertile incontro possibile tra aspettative dei residenti e dei viaggiatori, ruolo degli operatori economici e culturali, valorizzazione dei patrimoni diffusi e generazione di una nuova prospettiva di mobilità e turismo, capace di tenere al centro la persona con le sue proprie esigenze.
Un programma annuale con tappe in tante «piccole patrie»
Sannio Fortore (Campania)
Turismo rurale e cultura contadina
08/10 aprile
Tuscia viterbese (Lazio)
Cammini, ciclovie e turismo outdoor
06/08 maggio
Baraggia (Piemonte)
Turismo enogastronomico: marketing territoriale e rice experience
20/22 maggio
Parco della Sila (Calabria)
Turismo montano sostenibile
10/12 giugno
Castelli romani (Lazio)
Turismo naturalistico, escursionismo e verde urbano
01/03 luglio
Monti Sabini (Lazio)
Turismo etico, imprenditorialità e sviluppo territoriale
09/11 settembre
Borghi Farnesiani (Lazio)
Turismo delle radici e modello “rooting experience planning”
23/25 settembre
Maranello Plus (Emilia Romagna)
Mobilità sostenibile e turismo slow nelle terre della ferrari
30 set/02 ottobre
Isola d’Elba (Toscana)
La sostenibilità nel turismo: verso un approccio italiano
07/09 ottobre
Valpolicella (Veneto)
Turismo 4.0 e transizione digitale
28/30 ottobre