Nel paese natale di San Pio, torna puntuale – per la 43esima edizione – la «Sagra del carciofo di Pietrelcina»: un’occasione straordinaria per conoscere una delle migliori prelibatezze della Campania. Apprezzato per gusto, fragranza, tenerezza e delicatezza, l’ecotipo di carciofo che cresce sulle colline della cittadina sannita si caratterizza per la sua tipicità legata al territorio, rendendolo unico rispetto ad altre varietà dello stesso ortaggio.
Il carciofo, ora, è Presidio Slow Food
Nel beneventano, in un paesaggio dolce e aperto percorso dal fiume Tammaro, sorge arroccato il borgo medievale di Pietrelcina che, reso celebre dai natali di Padre Pio, è da sempre riconosciuto come borgo agricolo, grazie alle sue produzioni di eccellenza: tra le distese di grano e di tabacco, ha trovato qui il suo habitat ideale una particolare varietà di carciofo, introdotta intorno al 1840 da un prefetto originario di Bari. I terreni freschi, profondi e ben areati hanno creato le condizioni ottimali per la coltura di questa varietà molto tenera e dal sapore delicato, che oggi rappresenta un prodotto simbolo del borgo.
Tutto il lavoro nei campi è svolto a mano, dal diserbo estivo alla scarducciatura autunnale e infine alla raccolta, che inizia dalla prima metà di aprile e termina a fine maggio, in base all’andamento climatico delle singole annate. I capolini sono raccolti singolarmente e legati in fasci da 4 o da 8, attraverso un’operazione detta “ammazzamento”, secondo un procedimento tradizionale: ogni mazzetto è composto da quattro mammarelle, dette anche “cimarole”, legate con dei giunchi, detti “vinchi” in dialetto, che si raccolgono lungo le sponde del vicino fiume Tammaro.
Nella gastronomia locale sono molteplici le preparazioni a base di carciofo, ma tra queste primeggia il carciofo ripieno di Pietrelcina, a base mollica di pane, patate, cicoria, carne, uova e pecorino. E ancora, le tagliatelle al ragù di carciofo e il flan di carciofo su fonduta di formaggi e pancetta croccante. Inoltre, i carducci piegati, legati e ricoperti di terra e foglie, danno origine a un prodotto tipico detto “cardone”, molto richiesto nella città di Benevento (soprattutto a Natale), perché ingrediente della tipica “zuppa di cardone” che si prepara aggiungendo brodo di pollo lesso, uova sbattute, polpette di carne macinata e pinoli.
«I carciofi di Pietrelcina – spiega il vicesindaco Nicolino Cardone – sono apprezzati per la tenerezza e il sapore delicato. I campi di carciofo sono distribuiti in diversi appezzamenti e coltivati dai contadini del posto, e inoltre, recentemente, alcuni giovani hanno pensato all’ortaggio come possibile punto di partenza per sviluppare le proprie aziende agricole».
Non solo devozione: la visione del giovane sindaco Salvatore Mazzone
Il primo cittadino di Pietrelcina – Salvatore Mazzone – certamente non nasconde l’orgoglio per l’afflusso di pellegrini nel borgo: «Siamo sempre lieti di accogliere – spiega – il gran numero di visitatori campani, molisani, pugliesi, lucani e laziali, come anche orgogliosi di ospitare pellegrini che giungono da ogni parte d’Europa e del mondo». Ma i motivi di attrazione del borgo e del territorio non si esauriscono con le vicende del santo e quindi occorre una visione più ampia, di lungo periodo. Anche per questo non si è sottratto dall’affrontare uno spettro che da qualche tempo agita la comunità: l’eolico divenuto aggressivo ed eccessivo. «Il turismo è una certezza di sviluppo in un’area interna da sempre penalizzata – dichiara il sindaco – e quindi qualunque persona di buon senso capirebbe che alcuni modelli di sviluppo tra loro non possono essere sovrapponibili».
Fa eco alla provocazione del sindaco Mazzone anche Fra Fortunato Grottola, Guardiano della comunità dei Cappuccini del paese natale di San Pio: «Come superiore del Convento, in accordo con gli altri confratelli, ho provveduto a inviare una lettera alle istituzioni competenti, dove si evince che una terra benedetta dal Signore, in cui è nato uno dei sacerdoti più amati e conosciuto del mondo, non possa essere deturpata da torri altissime. Di Pietrelcina diceva San Pio ricordo “Pietra su Pietra”, non è accettabile e decoroso per i pellegrini, i quali si recano in questi luoghi ameni, trovarsi di fronte enormi pale che cambiano, inevitabilmente, la serenità trasmessa dal paesaggio che ha ospitato, per anni, il nostro confratello stimmatizzato».
Anche lo storico di Padre Pio, nonché guida turistica, Donato Calabrese ha inviato una nota con la quale si è schierato contro l’ipotesi di un nuovo parco eolico in prossimità dei luoghi di culto: «Piana Romana è una delle località più ricche di attrattiva per i pellegrinaggi ed il turismo religioso. Qui c’è un’Oasi di spiritualità e di pace, santificata dalla presenza di Padre Pio, che si respira dappertutto, nella contrada, ma specialmente nella piccola cappella ubicata quasi al centro di quello che era il terreno della famiglia Forgione, e che custodisce il cosiddetto olmo delle stigmate. Qui, il giovane Padre Pio amava stare seduto sotto un albero verdeggiante e ricco di ombra: il celebre olmo. Trasformare i terreni circostanti con le pale eoliche che hanno già deturpato, con la loro invasiva presenza, il versante meridionale del Matese, significherebbe la morte del grande movimento legato al turismo religioso e ai pellegrinaggi».