L’overtourism è un problema: il turismo di massa mette a rischio l’esperienza di vacanzieri e residenti. Da Caorle, i rappresentanti delle più importanti spiagge d’Italia hanno chiesto l’approvazione della legge per il riconoscimento dello status di comunità marine. La sindaca di Castiglione della Pescaia: «Più servizi tutto l’anno».
Non solo Canarie. Con i suoi ottomila chilometri di costa, anche l’Italia è costretta a fare i conti con il turismo di massa e le più grandi località marittime sembrano essere decise a non mollare la presa fino a che il governo non imboccherà la strada della sostenibilità dell’incoming. Nell’ambito del G20 delle spiagge italiane, riunitosi dal 17 al 19 aprile a Caorle, i rappresentanti delle maggiori comunità marine dello Stivale hanno mostrato i muscoli, partendo da un presupposto chiaro e inconfutabile: il turismo è un bene comune e non si tocca.
Lo status di comunità marine
Quella turistica è una leva che vale il 14% del PIL italiano. Un valore da difendere ma, a detta delle comunità marine, da rivedere nella forma e nella sostanza, a partire dall’approvazione della legge sul riconoscimento dello status di comunità marine, una norma che ha come obiettivo la messa a disposizione di risorse e strumenti attraverso cui riuscire a gestire al meglio le località di vacanza e competere davvero con il mercato turistico internazionale.
In altre parole, nell’opinione di chi le località balneari le vive tutti i giorni, serve prendere una posizione drastica per far fronte a una pressione antropica estiva ormai del tutto fuori controllo e potenzialmente rischiosa per le comunità stesse. Un effetto “a fisarmonica” che, in un lasso di tempo ristrettissimo, vede interi territori costieri letteralmente assediati da vacanzieri – talvolta non pienamente soddisfatti dei servizi offerti – e che costringe cittadine e cittadini a fare qualche passo indietro “per il bene dell’economia”. Un sacrificio che i territori vista mare sembrano non essere più disposti a fare, guardando con determinazione verso la strada di un sostanziale equilibrio tra residenti e ospiti.
«Vogliamo offrire servizi ai turisti ma anche ai residenti tutto l’anno»
Tra i Comuni che fanno parte del G20 delle spiagge c’è anche Castiglione della Pescaia, località balneare della provincia di Grosseto. Della necessità di regolamentare il flusso dei turisti e di una norma capace di garantire la vivibilità dei luoghi di vacanza ne abbiamo parlato con la prima cittadina, Elena Nappi.
«Quello che amministro – ha spiegato – è un territorio bellissimo, oltre a essere uno dei più frequentati della Toscana e d’Italia. Purtroppo, i servizi che possiamo erogare a turisti e residenti non sono tra loro uguali nei diversi periodi dell’anno. L’estate ci mette di difficoltà, è inutile negarlo. Pur essendo estremamente orgogliosi del fatto che in tante e tanti ogni anno ci scelgano per le vacanze, siamo consapevoli che decuplicare il numero delle persone presenti nel Comune è un fenomeno complesso da gestire».
Nell’opinione della sindaca, è urgente e non più rimandabile l’individuazione di strumenti attraverso cui porre rimedio a un flusso turistico sproporzionato rispetto ai servizi che, al momento, le località balneari possono offrire. «Con il G20 delle spiagge, da tempo lavoriamo su questo fronte – ha spiegato – e oggi chiediamo al Parlamento di fare in modo che la legge sullo status delle comunità marine possa finalmente vedere la luce, affinché i nostri territori riescano a contare su servizi ottimi durante tutto l’anno sia per i residenti che per i turisti».
(contributo di Margherita Ambrogetti Damiani per il quotidiano La Nazione)