La soluzione di Federalberghi per il turismo: “Oscurare il sito di Airbnb”

Come contrastare la concorrenza – ritenuta sleale – di piattaforme come AirBnb che permettono anche a privati di mettere in affitto per brevi periodi un immobile, togliendo potenziali clienti a hotel e altre strutture? Per Federalberghi di Brindisi la soluzione è «oscurare i portali di prenotazione, in particolare AirBnb».

Dato che le piattaforme online per la prenotazione di vacanze fanno una competizione ingiusta agli hotel e le strutture ‘tradizionali’, bisognerebbe bloccare direttamente il sito di queste piattaforme: niente accesso per i clienti, niente prenotazioni in appartamenti privati messi a disposizione per affitti brevi, e quindi niente ‘concorrenza sleale’. La proposta polemica è arrivata da Federalberghi a Brindisi, con il presidente provinciale Pierangelo Argentieri: «La nostra idea come Federalberghi – ha detto – è quella di oscurare i portali di prenotazione, in particolare AirBnb”. Una proposta decisa, per “scoraggiare questo movimento che facilita l’offerta, nel mercato, senza essere bilanciato dagli opportuni controlli».

La dichiarazione era legata al fatto che, in Puglia, due terzi dei posti letto prenotati per le vacanze sono andati a Bnb e case vacanza, spesso prenotati digitalmente e messi a disposizione da privati, invece che ad alberghi. Le parole pronunciare da Argentieri hanno portato a polemiche online (con il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa che le ha condivise criticando: «Questo è il livello»), e sollevano il tema degli affitti brevi.

airbnb

Un argomento su cui il governo Meloni ha preparato un intervento negli scorsi mesi, con la riforma che dovrebbe partire nelle prossime settimane: da settembre, infatti, chi affitta un immobile per periodi al di sotto dei trenta giorni dovrà dotarsi di un Codice identificativo nazionale (Cin), ed esporlo sia negli annunci online che nelle strutture. Le sanzioni per chi non rispetta le nuove regole partiranno da gennaio 2025, invece.

L’idea alla base di questa novità è di aumentare i controlli su piattaforme come AirBnb, dove al momento gli affitti spesso possono essere effettuati con regole meno stringenti di quelle che riguardano gli hotel. Chi richiede il Cin dovrà avere dispositivi per la rilevazione di gas combustibili e di monossido di carbonio, estintori portatili, e vari altri requisiti di sicurezza previsti dalle norme regionali.

Questo non significa che chi mette un appartamento su AirBnb avrà automaticamente gli stessi obblighi di chi ha un’impresa turistica (è considerato “imprenditore” solo chi affitta più di quattro immobili), ma dovrebbero aumentare gli obblighi da rispettare. Il fenomeno negli ultimi anni è decisamente cresciuto: per Confesercenti, dal 2014 al 2024 le imprese attive come case vacanze, bed and breakfast e affittacamere sono cresciute del 147%. Con ciò che comporta per la disponibilità degli appartamenti per affitti (ad esempio) a studenti e famiglie. E anche per la concorrenza di alberghi e strutture ricettive.

[tratto da un contributo di Luca Pons pubblicato da Fanpage.it)

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