Verona disegna il futuro con il nuovo PAT (Piano di Assetto del Territorio). Fra gli obiettivi, la rigenerazione dei quartieri, il riuso dell’esistente e la creazione di spazi pubblici di qualità, con un’attenzione alla sostenibilità ambientale: simtur scrive al Comune per avanzare proposte
Era il 30 dicembre 2024 quando la Giunta comunale di Verona, guidata dal sindaco Damiano Tommasi, approvava il documento preliminare del Piano di Assetto del Territorio (PAT) di Verona (qui il testo integrale), che intende delineare una strategia per la trasformazione della città nei prossimi 15-20 anni.
Le proposte di simtur
Il titolo della missiva inviata all’amministrazione comunale da simtur ha un titolo che non lascia spazio a interpretazioni: «La gentilezza come “spinta” per riattivare il centro storico». Con il documento, l’associazione intende al primo cittadino e alla sua Giunta di pianificare politiche attive per consentire alle persone di compiere scelte consapevoli e azioni condivise, creando le condizioni adatte per un nuovo patto tra commercio, abitare e territorio nel centro storico di Verona.
Pubblichiamo di seguito il testo in versione integrale.
Premesse
Nella confusione e indeterminatezza di fronte alle nuove sfide della complessità, è opportuno soffermarsi per tornare a chiedersi: cosa è un centro storico?
Vista l’entità dei motivi di criticità – tra spopolamento, chiusura degli esercizi commerciali, invivibilità, perdita di identità, inaccessibilità – la domanda torna a porsi dopo decenni nei quali si è faticato a dare una risposta precisa, ma che sempre più si presenta come questione comune di una città in totale trasformazione, spesso senza adeguata consapevolezza, che ci sta sfuggendo di mano, meritando di diventare oggetto di attenta analisi.
Nella storia, il centro storico è stato trattato come “oggetto”, espressione statica e materica della storia, senza pensare che la storia è tempo che passa e quindi, per definizione, è tempo in movimento di un territorio che è un sistema vivente, dove la parola chiave è relazione. Lo hanno insegnato Alberto Magnaghi, urbanista, che nel 2000 propose il territorio come un «sistema vivente ad elevata complessità», ma anche la Convenzione europea del Paesaggio che – nello stesso anno – ha messo l’accento sull’interazione uomo/ territorio.
Al contrario, il centro storico nel tempo ha continuato ad essere considerato per compartimenti stagni, ora come accezione culturale e ora urbanistica, dimenticando le dimensioni antropologiche, economiche e identitarie di “luogo per la comunità“. Così ancora oggi si assiste a questo approccio rigido, che guarda al centro storico come oggetto di tutela in quanto bene culturale, dimenticando che “cultura” è parola che viene da “cura” e da “cuore”: avere cura non solo dell’aspetto, ma dell’anima, non è solo un fatto di estetica (restaurare le facciate, ecc.), ma è un fatto sociale.
simtur si è costituita nel 2019 per stare dalla parte delle «persone in movimento», focalizzando la propria mission sulla mobilità e sul turismo, al fine di rimettere le «persone al centro» di ogni azione, progetto, politica o strategia, dopo decenni in cui la rigenerazione si era focalizzata sulle automobili, sull’asfalto e sul cemento.
Il centro storico come luogo da vivere: costruire una visione
I territori hanno bisogno di una visione a medio e lungo termine, ovvero una direzione della vita pubblica. Dare questa direzione è fare delle scelte coordinate responsabili che rispondano a bisogni del territorio generando una visione, assumendo la responsabilità di dare un’immagine identitaria alla città, in cui tutti i quartieri hanno la medesima importanza. Anche se è inevitabile considerare che il centro storico è quello che, a quanti vengono da fuori, lascia per primo l’immagine della città, dei suoi abitanti e della propria governance.
Amministrare il territorio è sviluppare capacità predittive: è guardare oltre, avanti, progettando il futuro in maniera coerente ma flessibile. Come ha insegnato la Commissione europea nel dare vita alla Conferenza sul futuro dell’Europa, è necessario attivare strumenti di comunicazione e di partecipazione della comunità locale. Anche l’Istat – se dovesse misurare il Benessere Equo Sostenibile (BES) del centro storico di Verona, potrebbe valutare il progresso della società da un punto di vista economico, sociale e ambientale soltanto attivando strumenti di ascolto, per condividere traiettorie e selezionare con cura gli indicatori più funzionali ed efficaci.
Se condiviso che i luoghi sono espressione complessa di una comunità, ciò vale a maggior ragione nel centro storico di Verona, che è patrimonio Unesco per la sua singolare conformazione. Come diceva il prof. Maurizio Carta, autorevole urbanista, nonché assessore all’urbanistica del Comune di Palermo: «È venuto il tempo di innovare la città, il più brillante progetto di evoluzione dell’Homo sapiens che, dopo aver attraversato la rivoluzione cognitiva, quella agricola e quella industriale, per non soccombere alla sua stessa trappola evolutiva, si avvia a compiere nelle città la transizione ecologica e digitale per raggiungere il nuovo stadio evolutivo di Homo urbanus, in una rinnovata sorellanza tra città, comunità e natura».
Il Goal 11 dell’Agenda 2030, che definisce le linee guida da seguire per «Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, resilienti e sostenibili», soffermando lo sguardo sulla parola “inclusivi” recita: «Dovrà essere garantito a tutti l’accesso a superfici verdi e spazi pubblici sicuri e inclusivi, soprattutto per donne e bambini, anziani e persone con disabilità. Dovrà infine essere assicurato anche l’accesso a spazi abitativi e sistemi di trasporti sicuri ed economici».
Un obiettivo che sembra trovare nei centri storici i “laboratori” ideali in cui sperimentare questo obiettivo. Assieme ad altri che appaiono altrettanto sfidanti:
- 11.1: Entro il 2030, garantire a tutti l’accesso ad alloggi adeguati, sicuri e convenienti e ai servizi di base e riqualificare i quartieri poveri.
- 11.2: Entro il 2030, garantire a tutti l’accesso a un sistema di trasporti sicuro, conveniente, accessibile e sostenibile, migliorando la sicurezza delle strade, in particolar modo potenziando i trasporti pubblici, con particolare attenzione ai bisogni di coloro che sono più vulnerabili, donne, bambini, persone con invalidità e anziani.
- 11.3: Entro il 2030, potenziare un’urbanizzazione inclusiva e sostenibile e la capacità di pianificare e gestire in tutti i paesi un insediamento umano che sia partecipativo, integrato e sostenibile.
- 11.a: Supportare i positivi legami economici, sociali e ambientali tra aree urbane, periurbane e rurali rafforzando la pianificazione dello sviluppo nazionale e regionale.
Un centro storico, non da ultimo, deve fare i conti con l’opinione dei visitatori, ovvero preoccuparsi della reputazione che la città esprime e, di conseguenza, per l’attrattività che esercita nei diversi mercati e nelle diverse opzioni di sviluppo. Da questo punto di vista, occorre non soltanto preservare il ricco patrimonio di storia e cultura, ma anche osservare i cambiamenti di scenario per affrontare le nuove sfide economiche e sociali.
Per l’insieme di questi motivi, si ritiene necessario un masterplan, ovvero un piano integrato multilivello che promuova la rigenerazione urbana, tuteli l’identità storica e favorisca la partecipazione attiva di tutti i soggetti coinvolti – residenti, commercianti, enti pubblici e privati, visitatori – con l’obiettivo di rilanciare l’area attraverso un approccio sostenibile che favorisca la cultura, il commercio e – per questa via – la prosperità, l’equità e la coesione sociale.
Verso il PAT e i futuri PI
Nella circostanza del PAT e in vista dei futuri PI, simtur propone la redazione di un masterplan multilivello, ovvero di un documento strategico da elaborare in modalità open innovation in grado di rappresentare l’universo culturale e valoriale cittadino, da razionalizzare in termini di mercato: un vero e proprio “patto con la comunità locale” che proietti nel futuro una visione condivisa, esito di un percorso di co-progettazione comunitaria che assuma la consapevolezza delle emergenze, delle priorità di azione, del cruscotto di leve da azionare e della direzione di marcia da assumere per individuare le risorse territoriali che meglio di altre possono favorire l’esperienza di vivere, soggiornare, consumare, commerciare, studiare, muoversi e fruire della bellezza, della cultura e del patrimonio culturale e naturale.
I livelli che simtur immagina per la realtà specifica del centro storico di Verona sono:
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piano del commercio: innovazione e sostenibilità
- rivitalizzazione dei commerci tradizionali: rinnovare i negozi storici del centro con incentivi fiscali, fondi per il restauro e per l’adeguamento delle vetrine, creando al contempo degli spazi condivisi (come bancarelle, esposizioni temporanee) per artisti locali, artigiani e piccoli produttori;
- creazione di distretto commerciale integrato: creare una rete tra negozi, ristoranti, caffè e botteghe, con sconti e promozioni condivise, per incentivare l’acquisto e la frequentazione del centro. La creazione di un ecosistema digitale dedicato potrebbe inoltre rappresentare un’innovazione decisiva;
- sostegno all’artigianato e al commercio sostenibile: incoraggiare la produzione e vendita di prodotti artigianali, locali e sostenibili, con particolare attenzione all’ambiente. introduzione di corsi di formazione per commercianti in materia di sostenibilità, marketing digitale e gestione efficace;
- spazi di co-working e altre attività collaborative: utilizzare i locali sfitti per creare spazi di co-working o incubatori per piccole imprese e start-up, in modo da attrarre nuove attività economiche, anche in settori non tradizionali.
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piano della cultura: un centro storico vivo e accessibile
- valorizzazione del patrimonio culturale: investire nel restauro e nella valorizzazione dei monumenti, musei, chiese e piazze storiche. creare eventi culturali periodici come mostre, concerti e rassegne teatrali accessibili a tutti (cittadini e visitatori);
- cultura partecipata: promuovere iniziative culturali che coinvolgano direttamente gli abitanti e i commercianti, come corsi di arte, letteratura, teatro, ma anche eventi incentrati sulle tradizioni locali. creare una rete di “spazi di cultura diffusa” dove cittadini e turisti possano interagire, scoprire il territorio e partecipare a laboratori creativi;
- eventi stagionali e festival tematici: organizzare eventi che rendano il centro storico una meta continua per turisti e residenti, come festival gastronomici, mercati dell’artigianato, e celebrazioni della tradizione locale, come fiere, sagre e rievocazioni storiche;
- progetti educativi e intergenerazionali: creare un legame tra le scuole e le associazioni culturali per sviluppare progetti educativi e intergenerazionali, ad esempio tramite percorsi di scoperta del patrimonio storico, artistico e ambientale del centro.
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nudgers: strumenti per guidare il comportamento sostenibile e partecipativo
- incentivi e premi per comportamenti sostenibili: utilizzare le tecniche di “nudging” per promuovere comportamenti responsabili come il riciclo, l’acquisto di prodotti locali e la partecipazione ad attività culturali. Ad esempio, sconti su prodotti o servizi per chi partecipa a eventi o attività di volontariato;
- campagne di educazione e sensibilizzazione: creare consapevolezza sull’importanza di un commercio sostenibile, di un turismo responsabile e di un consumo più attento alle risorse, anche con strumenti digitali.
- coinvolgimento attivo degli abitanti: creare piattaforme di partecipazione per consentire agli abitanti di proporre idee per la rigenerazione del centro storico, segnalare criticità e offrire soluzioni per il miglioramento del territorio. Promuovere la collaborazione tra cittadini, commercianti e amministrazione locale per sviluppare progetti di interesse comune.
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un nuovo patto tra abitanti, commercianti e territorio
- creazione di un “patto di comunità”: redigere un accordo che unisca cittadini, commercianti e amministrazioni locali in un progetto di rigenerazione condivisa. il patto deve sottolineare l’importanza di una gestione condivisa del patrimonio comune, dell’ambiente e della cultura, creando un senso di appartenenza e di responsabilità collettiva.
- trasparenza e partecipazione: i processi decisionali devono essere aperti e inclusivi, con incontri periodici tra amministratori, commercianti e residenti per raccogliere feedback e idee. creare una piattaforma digitale per raccogliere proposte e votazioni da parte della comunità.
- cooperazione pubblico/privato: collaborare con le istituzioni pubbliche e private per garantire fondi e risorse adeguate alla realizzazione delle proposte, garantendo al contempo un sistema di monitoraggio e valutazione continuo.
Conclusioni
La rigenerazione di un centro storico non deve essere solo un intervento fisico, ma una vera e propria trasformazione sociale ed economica. Il nuovo patto tra abitanti, commercianti e territorio rappresenta la base per una rinascita del centro storico, dove la cultura, il commercio e la sostenibilità sono i protagonisti di una comunità attiva, consapevole e coesa.