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Il mondo si trova “a un minuto dalla mezzanotte” nell’orologio della lotta al cambiamento climatico, dopo avere esaurito quasi tutto il tempo senza fare nulla. Lo ha detto in un’intervista alla Bbc il premier britannico Boris Johnson che ospita a Glasgow, in Scozia, la conferenza Onu Cop 26, dedicata alla lotta al cambiamento climatico. Johnson ha aggiunto che i leader del mondo devono passare “dalle aspirazioni alle azioni” e che il vertice è un momento “critico” il cui successo è “appeso a un filo“.
Cos’è la Cop 26
Da quasi tre decenni l’ONU riunisce quasi tutti i Paesi della terra per i vertici globali sul clima – chiamati COP – ovvero “Conferenza delle Parti“: da allora il cambiamento climatico è passato dall’essere una questione marginale a diventare una priorità globale. Quest’anno si terrà il 26eismo vertice annuale.
Di qui il nome COP26, in vista del quale ciascun Paese dovrebbe operare nella direzione di raggiungere un accordo su come affrontare i cambiamenti climatici, con carattere straordinario e urgente.
Gli obiettivi della Cop26
Gli obiettivi concreti della conferenza di Glasgow sono tre:
- fare quanto è necessario per mantenere il riscaldamento del pianeta intorno a 1,5 gradi centigradi, rispetto ai livelli preindustriali, come previsto dall’accordo di Parigi del 2015. E, per mantenere questo obiettivo in vista, servono più sforzi già in questo decennio, come ha detto la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. Insomma, chi ha preso impegni lontani nel tempo dovrebbe presentare anche piani intermedi e concreti per attuarli, agendo già in questo decennio.
- mobilitare la finanza climatica, cioè gli aiuti finanziari dei Paesi più sviluppati (in gran parte responsabili del riscaldamento del pianeta) nei confronti di quelli più poveri, per aiutarli a passare ad un’economia meno inquinante, riuscendo a consegnare 100 mld di dollari l’anno già a partire dal 2022, e non dal 2023.
- trovare un accordo sul ‘rulebook‘, l’insieme delle regole che, su base scientifica, consentiranno di misurare le emissioni climalteranti e lo scambio di quote delle stesse tra i Paesi, evitando i doppi conteggi. E’ la parte più tecnica e complicata del negoziato, ma anche quella sulla quale a Bruxelles si respira un certo ottimismo.
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L’importanza dell’Accordo di Parigi
La COP21 si tenne a Parigi nel 2015, quando per la prima volta successe qualcosa di epocale: tutti i Paesi accettarono di collaborare per limitare l’aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 2 gradi, puntando a limitarlo a 1,5 gradi. Inoltre i Paesi s’impegnarono ad adattarsi agli impatti dei cambiamenti climatici e a mobilitare i fondi necessari per raggiungere questi obiettivi.
Ecco che nasceva l’Accordo di Parigi, ovvero l’impegno di puntare a limitare l’aumento delle temperature a 1,5 gradi come fondamentale perché ogni decimale di grado di riscaldamento causerà la perdita di molte altre vite umane e altri danni ai nostri mezzi di sussistenza.
Nel quadro dell’Accordo di Parigi ciascun Paese si è impegnato a creare un piano nazionale indicante la misura della riduzione delle proprie emissioni, detto Nationally Determined Contribution (NDC) o “contributo determinato a livello nazionale”.
I Paesi concordarono che ogni cinque anni avrebbero presentato un piano aggiornato che rifletteva la loro massima ambizione possibile in quel momento. Glasgow sarà dunque il momento in cui i Paesi aggiorneranno i propri piani.
I Paesi si presentano al vertice di Glasgow (ritardato di un anno a causa della pandemia) con piani aggiornati di riduzione delle proprie emissioni. Ma non è tutto. Gli impegni presi a Parigi non sono neanche lontanamente sufficienti per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi, e la finestra utile per il raggiungimento di questo obiettivo si sta chiudendo.
Il decennio fino al 2030 sarà cruciale. Quindi per quanto il vertice di Parigi sia stato un evento epocale, i Paesi dovranno spingersi ben oltre quanto fatto in quello storico vertice per mantenere viva la speranza di contenere l’aumento della temperatura a 1,5. La COP26 deve essere decisiva.
La conferenza di Glasgow si concluderà dopo 11 giorni di lavori, il prossimo 12 novembre.
“I lavori della Cop possono ora partire da fondamenta solide“, ha detto il presidente del Consiglio Mario Draghi al termine del G20 a Roma, dopo che le venti maggiori economie del mondo, responsabili dell’80% delle emissioni, si sono impegnate a raggiungere la neutralità climatica “entro o attorno” al 2050.
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